Storie d’altri.
D’altri posti, d’altri tempi, d’altri luoghi.
Storie d’altri.
D’altri posti, d’altri tempi, d’altri luoghi.
Jessica M.
Sono nata di mercoledì, in un freddo inverno di dicembre.
Probabilmente sono stata concepita mentre l’Urss lanciava la Soyuz ed in America andava in onda la prima puntata di Beautiful…e dei Simpson.
E’ stato anche l’anno dei maxiprocessi, delle destituizioni, delle proteste ma, in tutto questo, il più figo fu Mathias Rust che a 19 anni volò con il suo Cessna dalla Germania alla Russia, eludendo i controlli ed atterrando sulla Piazza Rossa.
Ma io ero nella pancia di mamma e non ne sapevo nulla.
Quello stesso anno, una bimba di nome Jessica finì in un pozzo in Texas e ci misero 58 ore per salvarla: ironia della sorte, tra Andrea e Jessica, la mia mamma decise di chiamarmi proprio Jessica… e per tutta la mia infanzia i suoi più grandi timori furono i tombini e gli zingari. Io, nel mentre, scoprivo quanto fosse irritante la continua associazione a Jessica Fletcher, Jessica Rabbit o alla Jessica di Carlo Verdone con ” ‘O famo strano?”.
L’appuntamento fisso di papà era il tg, a pranzo e a cena, sempre: sebbene fosse motivo di imprecazioni tanto quanto sbattere col mignolo sull’angolo della vasca, lui si ostinava a guardarlo ed io non capivo il perché di questa strana forma di masochismo.
Ero piccina, in tv parlavano gli stessi politici che parlano oggi, ma ciò che più mi affascinava erano le immagini dei reporter alle proteste ed in zone di guerra.
Non capivo bene cosa stesse succedendo, il perché di tanta violenza, ma loro, ai miei occhi, erano eroi che rischiavano la vita per mostrarci cose che non avremmo potuto conoscere in altro modo, portando voce a chi non l’aveva.
E io volevo essere come loro.
Ma mia vita, però, ha preso tutta un’altra piega. Ho studiato aeronautica e poi legge, per finire a fare tanti click e scoprire che tutto quello che ho studiato, senza un percorso preciso, adesso mi torna più utile di un fruttino durante un trekking.
Oggi ho il timore a camminare sulle griglie per strada quando vedo ciò che c’è sotto, amo camicie dalle fantasie improbabili, dicono che mi vesto come quelle che rubano i bambini e faccio sempre confusione tra lavastoviglie e lavatrice.
Talvolta non trovo il telefono perché è in frigo.
Sono più curiosa di un gatto.
Condivisione e confronto nel rispetto e senza pregiudizio è l’utopia in cui credo fermamente.
E oggi che faccio?
Se lo chiedete ai miei genitori, vi risponderanno che realizzo fotografie bellissime, se lo chiedete ai conoscenti, vi diranno che fotografo mamme in dolce attesa e bimbi tenerissimi… Tra tutti, ci si avvicinano i miei amici, quando mi danno della pazza dalla doppia personalità.
Mia nonna dice che l’importante è la salute e da ciò capisco che non abbia ben chiaro la piega che ha preso il mio lavoro.
Sono una fotografa professionista ritrattista e documentarista freelance, realizzo reportage sociali a medio-lungo termine; sono volontaria in diverse associazioni per la tutela ambientale e delle minoranze, parto per campagne undercover senza che nessuno si accorga di nulla, riprendo ed ascolto le vostre storie e scendo nelle piazze per vedere con i miei occhi cosa succede.
Di tutto è già stato scritto, parlato, mostrato: io provo a raccontare a modo mio, magari in modo imperfetto, ma con un pizzico di presunzione nel cercare di rendere il mondo un posto migliore.
Sono nata poco dopo l’inaugurazione di windows 2.03 e non mi spiego come mai le mie capacità informatiche facciano schifo.